lunedì, maggio 11, 2009

Le fotocamere bridge.

Fateci caso, ci sono tre modi per acquistare un bene, specie se si tratta di una macchina fotografica digitale. La maggior parte delle persone entra in un negozio, guarda il prodotto, lo rigira tra le mani e, fidandosi del commesso, l’acquista.

C’è poi chi preferisce andare on-line, impazzire tra recensioni, tradurre siti Web, per lo più in un inglese dai doppi sensi non troppo facili da comprendere, scartabellando tabelle, grafici e foto d’esempio. Alla fine acquista, per poi pentirsi il giorno dopo, quando scopre nella sua casella e-mail l’offerta sottocosto dell’ennesimo store virtuale.

Infine ci sono le donne. Loro acquistano qualsiasi cosa che sia una macchina soppesando innanzitutto l’estetica e la consistenza dell’oggetto del desiderio. Tra una reflex ‘seria’ e una super-compatta stylish, la scelta ricadrà senz’altro su quest’ultima. Perché è più pratica, leggera, facile da utilizzare. Questi modelli sono plasmati direttamente da centinaia di ore di focus group composti per lo più da venti-quarantenni rigorosamente a digiuno di fotografia, riunite in tante stanze uguali tutto il globo, ad abbozzare l’apparecchio perfetto. Non si spiegherebbe altrimenti l’esistenza di marchi che con la fotografia non hanno mai avuto a che fare ma che, guarda caso, sono dei temibili concorrenti delle Sette Sorelle della fotografia.

Passata la prima ondata di acquisti quantomeno impulsivi degli anni scorsi, le giovani hanno in animo di cambiare modello, perché quello schermino da un solo pollice è out. Per non parlare dei megapixel, manco fossero le taglie del reggiseno ideale che ogni donna sogna. Inutile parlare di sensori, di pregi e difetti della tecnologia alla base del CMOS rispetto a quella del CCD. Queste sono cose da maschi, anzi da nerd. Una donna vuole far bella figura con l’oggetto del desiderio. Deve innanzitutto far parlare di sé, meglio se si abbina con la borsetta rosa. Qualcuna di loro, però, specie le fidanzate, quelle che tirano per il braccio il proprio lui all’IKEA urlando: «Amò, guarda quella sedia, dobbiamo prenderla. Costa poco!», quella tipologia di donna manager della vita in comune sceglie effettivamente l’apparecchio da acquistare. O da sostituire perché ormai obsoleto. E media. Tra una reflex, legittima aspirazione dell’italiano medio che ‘vuole fare delle belle foto’ e la compattina che neanche riesce a impugnare, ecco le bridge, le fotocamera-ponte che unisce lei a lui, il compromesso, l’anello mancante tra la compatta e la reflex. Bellina, ma non grossa, sembra una reflex, ma non lo è. Scatta meglio delle ‘piccoline’, ha più funzioni ed è maledettamente cool. Costa, ma non abbastanza da impedirne l’acquisto, foss’anche a rate. Lei l’adora. Lui guarda con diffidenza l’oggetto, esplora un po’ i menu, ma poi l’abbandona schifato sul tavolo perché ‘è da gay’.

Ed ecco orde di compagne che guidano estenuanti tour sotto il solleone con panzoni sudati al loro fianco, costringendoli a improbabili pose, ripetendo gli scatti a raffica, mettendo a dura prova il potente, si fa per dire, motorino delle bridge. E pazienza se i risultati non sono proprio quelli promessi dalla brochure.

La fotografia non è solo arte. Soprattutto se si usa la bridge.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma che donne frequenti tu??

Ettore ha detto...

Non le frequento più, visto che non amo molto le bridge!